Numero 3 del 2014
Il mio, il nostro, il loro 8 Marzo
Testi pagina 25
23Marzo 2014
prendere decisioni molto delicate a volte anche doloro-
se. Questa paura è stata mitigata dal fatto che comunque
sono circondata da persone capaci, competenti: la mia
direzione, il consiglio di amministrazione e i manager che
ci sono in questa impresa condividono con me le scelte.
Ci tengo a sottolinearlo in CIR food c’è molta condivisio-
ne, partecipazione, si fanno delle discussioni importanti
per poi prendere delle decisioni nell’ottica di valorizzare il
bene comune e non gli interessi del singolo.
Abbiamo chiesto anche alle altre presidenti se la forma
cooperativa regge nella crisi. Nel vostro caso, visto che
siete tra le più evolute in Italia, come rispondete? Come re-
sistete all’impatto e ai cambiamenti sociali ed economici?
Sono profondamente convinta anch’io di questo. Guardan-
do alla nostra impresa sono sicura che sia una forma vin-
cente, prima di tutto per gli aspetti valoriali, che ci distinguo-
no anche dal resto delle altre società. Per noi è importante
dare valore alle persone, alla loro partecipazione e non è
facile per un’impresa così grande e così parcellizzata sul
territorio. Noi ad esempio facciamo numerose assemblee
per il budget e per il bilancio, cercando di andare in tutti i
territori per coinvolgere i nostri soci che sono circa seimila
e raccontare quello che stiamo fa-
cendo in una logica di ascolto e in-
contro. Gli altri valori a cui facciamo
riferimento, per noi importanti, sono
il rispetto delle regole, la legalità,
la solidarietà. Prima le cooperative
venivano guardate con un pochino
di diffidenza e magari accusate di non pagare le tasse, o
di essere “politicizzate”. Diciamolo una volta per tutte: le
cooperative fanno impresa, ma la fanno sul serio, in modo
corretto e anche mantenendo vivi dei valori che sono oggi
più che mai fondamentali. Inoltre da un recente rapporto
Eurispes sulla cooperazione che analizza cosa è successo
durante la crisi emerge che sono state proprio le coopera-
tive a far registrare una dinamica decisamente diversa da
quella delle altre imprese, perché tra il 2008 e il 2012 hanno
aumentato la produzione (+8,2%), gli investimenti (+10,6%)
e soprattutto gli occupati (+8%).
Il 90% della vostra cooperativa è al femmi-
nile, quindi è massima l’attenzione che voi
date alle donne?
La numerosa presenza di donne è legata anche
alla tipologia del lavoro che offriamo. La nostra
attività, concentrandosi soprattutto su un servizio
di ristorazione nella pausa pranzo, richiede in produzione
molte persone per un tempo ridotto. Il lavoro part time è
ancora quello più ambito dalle donne per il doppio impe-
gno di cura e di famiglia che le vede protagoniste e anche
perché gli uomini preferiscono un lavoro a tempo pieno e
maggiormente retribuito. In merito all’attenzione alle politi-
che femminili e familiari vorrei ricordare che CIR food ha la
stessa retribuzione paritaria tra uomo e donna di pari qua-
lifica, registra un elevato numero di part time anche negli
uffici e sono sempre in continuo aumento il numero delle
maternità. Anche i colleghi che lavorano con noi sono al-
trettanto sensibili e rispettosi delle esigenze delle donne e
attenti alle questioni di genere. Per fare una battuta: “in CIR
food il bollino in minoranza è quello azzurro”. Noi amiamo
comunque pensare ad una cultura del merito, in cui non
ci sia distinzione di sesso e di età, ma chi è capace e di-
sponibile a crescere viene premiato. Siamo tutti propensi
a mandare avanti le persone meritevoli a prescindere dal
genere che non può essere una pregiudiziale.
Se scegliete il merito come pregiudiziale anche il livello
di professionalità deve essere alto per la competitività
con le aziende sia italiane che europee, cosa ne pensa?
Abbiamo a che fare con le multinazionali che conoscono
molto bene svariate modalità per svolgere certi lavori. La
professionalità ci vuole perché il servizio che offriamo è
molto delicato. Nonostante sia un “servizio”, e la parola
di per sè può evocare un lavoro umile, non lo è affatto
perché noi abbiamo in mano la salute dei nostri consu-
matori. Curiamo la qualità del cibo e delle materie prime.
Spesso i nostri clienti sono fasce deboli, bambini, anziani
e degenti. oi ci definiamo una cooperativa sostenibile e
socialmente responsabile. Abbiamo già da tempo attivato
una campagna di sensibilizzazione che si chiama “pubbli-
camente a tavola” che difende il diritto ad una mensa di
qualità accessibile a tutti, sostenibile nei costi oltre che sul
piano nutrizionale e ambientale. È uno slogan importante,
che ripetiamo continuamente perché è fondamentale che,
oltre a noi, ci credano tutti gli attori della filiera, i nostri
committenti, i nostri produttori, le famiglie, i nostri clienti e
gli utenti finali. b